Amaryllis Hippeastrum   

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Gli Hippeastrum fanno parte della famiglia delle Amaryllidaceae. Il genere Hippeastrum comprende circa novanta specie di origine sudamericana, che provengono in particolare dal Brasile orientale e dal versante orientale delle Ande in Argentina, Perù e Bolivia.

Si tratta di piante bulbose caratterizzate da un grosso bulbo di forma piò o meno sferica e provvisto di tuniche con un colletto piuttosto evidente e radici carnose ramificate.

Le foglie sono lineari, lunghe, glabre e di un bel colore verde scuro.

Gli Hippeastrum producono grandi fiori colorati, i colori vanno dal bianco, al rosa, al rosso più o meno scuro e sono più o meno screziati.

I fiori sono inseriti a gruppi di 2/4 nella parte terminale di un lungo stelo fiorale che parte direttamente dal bulbo. In molte specie i fiori sono profumati.

Queste piante hanno conosciuto una forte popolarità soprattutto grazie agli ibridi, tant’è che oggi la maggior parte delle piante che vengono vendute con il nome Hippeastrum (e molto frequentemente ed erroneamente con il nome Amaryllis) sono proprio degli ibridi che portano nomi di fantasia.

E’ un errore molto frequente anche tra vivaisti chiamare gli Hippeastrum con il nome Amaryllis . In realtà questo nome “Amaryllis” indicherebbe solamente il genere sudafricano (la specie più nota è Amaryllis belladonna ) Se invece si utilizza il nome Amarillide si può intendere un generico accenno alla specie di appartenenza.

Gli ippeastri (chiamati volgarmente amarillidi, correttamente specie e ibridi orticoli appartenenti al genere Hippeastrum) sono delle piante erbacee che soffrono il freddo, hanno grandi bulbi quasi sferici che consentono di superare periodi di siccità naturali o indotti. Ci sono specie decidue e sempreverdi, mentre quasi tutti gli ibridi orticoli sono decidui. Il merito della loro grande diffusione in tutto il mondo va data al la possibilità di conservare, di trasportare e di commercializzare gli ippeastri come bulbi in fase di dormienza.

il ciclo vegetativo

Per assicurare la soddisfacente fioritura nell’anno successivo per gli ippeastri, così come per tutte le piante dotate di un vero bulbo, è fondamentale la corretta cura durante l’intero ciclo vegetativo. E’   opportuno precisare che gli Hippeastrum sono piante perenni che necessitano di essere coltivate in terricci capaci di assicurare l’apporto di tutti i nutrienti e che l’ idrocoltura è per loro assolutamente inadatta.

Dopo la fioritura della pianta, a partire dalla placca basale del bulbo avviene la formazione dello stelo con i boccioli dei futuri fiori e le foglie che attendono le condizioni favorevoli per emergere.  Di pari e fondamentale importanza sono il giusto apporto di acqua e di nutrienti nella fase di accrescimento e la fase di senescenza. Anche durante la fare di riposo gli ippeastri sono provvisti di radici carnose che devono essere protette: non devono essere rimosse non devono essere fatte seccare troppo, questo per consentire l’ assunzione dei liquidi e dei nutrienti dal terreno nel momento della ripresa della crescita che, secondo il ciclo vegetativo, avviene in primavera.

I fiori degli ippeastri sorgono in infiorescenze in cima agli steli cavi a sezione circolare, privi di foglie e talvolta ricoperti di una lanugine polverosa. Sotto l’infiorescenza c’è la brattea che ricopriva e proteggeva i boccioli al momento dalla loro uscita dal collo del bulbo. La brattea è inizialmente verde, giallognola o rosata, ma durante la crescita dello scapo fiorale, si spacca e si secca e diventa marrone chiaro.

I boccioli prima di schiudersi assumono spesso una posizione verticale ed ricordano le orecchie di un cavallo. Si dice che proprio questa somiglianza avesse indotto Herbert a proporre il nome del genere. Quando schiudono i fiori assumono la tipica posizione leggermente inclinata verso il basso.  La maggior parte dei fiori è  a forma d’imbuto formato dai tepali, che si raggruppano alla base a formare il tubo del perigonio. La lunghezza del tubo del perigonio varia nelle diverse specie ed è proprio una  caratteristica che consente di distinguere tra eventuali varietà naturali e ibride.

Gli stami portano antere bilobe e ogni lobo ha due sacche polliniche. Il colore del polline è generalmente giallo oro ed essendo piuttosto pesante per la fecondazione sono necessari degli impollinatori che possono essere insetti, pipistrelli oppure la mano umana dell’ibridatore.

Lo stilo, quando il fiore è già aperto, si allunga progressivamente verso l’alto. Ha uno stigma trifide o triangolare a tre lobi. L’ovario infero è a tre loculi. Dopo la fecondazione si trasforma in una capsula che conserva i semi cartacei, piatti, scuri e a forma di “ D”. quando è completamente matura la capsula si spalanca e i semi di disperdono dal vento o dalla mano umana. I semi sono germinabili solo per breve tempo e conviene seminarli il più celermente possibile in un substrato leggero e drenante, costantemente umido. Le nuove plantule formano dei bulbilli solo dopo una crescita prolungata e si ottengono piante in grado di fiorire dopo 4-6 anni dalla semina.

Le foglie degli Hippeastrum sono nastriformi e turgide, hanno una lunghezza che variada 30 a 90 cm, hanno un colore verde intenso. Il loro sviluppo avviene durante la crescita dello scapo fiorale. Anche questo elemento rappresenta una distinzione dall’Amaryllis sudafricana. Per avere una bella fioritura nell’anno successivo una pianta durante il suo ciclo vegetativo dovrebbe emettere almeno quattro foglie.

bulbi sono presenti durante l’intero ciclo vegetativo e, con il corretto nutrimento,  possono ingrandire e raggiungere un diametro che supera i 12 cm. I bulbi possono produrre bulbetti laterali che possono essere staccati circa due settimane prima del reimpianto primaverile del vecchio bulbo.

Curiosità

La pittrice Maria Sibylla Merian (1647-1717) è stata la prima a dipingere l’Hippeastrum nel suo luogo di origine. All’inizio del XVII secolo aveva visitato la colonia olandese del Surinam e ritrasse l’Hippeastrum.

Fu il botanico inglese Rev. William Herbert (1778-1847) a introdurre  nel 1821 il nome Hippeastrum. Deriva dal greco ippéus (cavalliere) e ástron (astro).